Gastronomia

Non si può parlare di cucina tipica della Valpolicella, se la 'cucina tipica' si deve caratterizzare da piatti nati e tramandati soltanto in questa zona. Tutte le preparazioni sono infatti simili a quelle del territorio veronese in generale. La cucina popolare ha sempre usato i prodotti del luogo e la Valpolicella ha sempre visto una grande varietà di colture e quindi di materie prime, disponibili nell'orto o nel campo di casa. I salumi, come la celebre soppressa, le salsicce ed il cotechino sono molto apprezzati pur non avendo raggiunto la fama ottenuta dai vini. Da sempre in Valpolicella il primo piatto per eccellenza era la minestra: di verdure, con l'aggiunta di patate e fagioli, o il riso con le verdure e cioè con le patate, con le verze, con i piselli, con il sedano, con i porri. Lasagne e tagliatelle, fatte in casa, erano il piatto della domenica seguito dalla gallina e dal manzo lesso. Praticamente sconosciuto l'arrosto che faceva la sua apparizione esclusivamente sulla mensa dei signori o ai pranzi di nozze. Tra le salse ricordiamo: la pearà fatta con brodo, midollo, pane raffermo, il formaggio e tanto pepe, la salsa verde col prezzemolo e l'acciuga, il cren (radice di rafano tritata), la panà, che era pane bollito e condito con un filo d'olio. La polenta accompagnava l'intera giornata: a colazione, veniva abbrustolita sulle braci con la salsiccia, o tagliata a fette nel latte, o cotta nel latte e cosparsa di zucchero (la dimenticata mosa); alla sera veniva servita fresca, quasisempre con il pocio, a volte solo burro abbrustolito e formaggio. La selvaggina era limitata agliuseleti arrostiti con olio, burro e salvia e alla lepre in salmì. Anche i dolci erano pochi e certamente non raffinati. Tra questi la pasta frola, le fritole o le sossole a Carnevale. Nelle festività natalizie appariva il nadalin cosparso di mandorle e noci e a Pasqua le brassadele.
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